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Conservazione dell’ambiente in Costa d’Avorio


Il seguente articolo fa parte di un progetto avviato in collaborazione con il prof. Yannick Hamon e con gli studenti di francese sia di triennale che di magistrale. Gli articoli sono stati scritti in lingua francese e tradotti in seguito. Lo scopo è quello di coinvolgere il più possibile anche gli studenti internazionali sulle tematiche di sostenibilità.



La conservazione dell’ambiente è un elemento chiave delle politiche ambientali su scala internazionale. In Africa, questa questione è sempre più sentita a causa dei problemi di degradazione ambientale che hanno provocato una riduzione della biodiversità. In questo contesto, alcuni paesi africani stanno attuando iniziative per cercare di preservare gli spazi naturali nazionali.

Uno di questi paesi è la Costa d’Avorio (ufficialmente Repubblica della Costa d’Avorio (RCI)), uno stato situato nella parte occidentale del golfo di Guinea. Attualmente il paese sta affrontando dei problemi legati alla salvaguardia dell’ambiente locale: la copertura forestale è in netta regressione e ciò influisce fortemente sulla biodiversità in queste zone, in particolar modo su alcune specie di animali rari o in via d’estinzione. Queste problematiche ambientali possono essere ricondotte a molteplici fattori: le condizioni climatiche (in particolare la siccità), l’inquinamento, le eccessive piantagioni, il disboscamento, l’estrazione dell’oro, la tratta degli animali e il bracconaggio.

Proprio a causa di questa situazione, il governo ivoriano ha deciso di impegnarsi in un programma di conservazione dell’ambiente in collaborazione con l’ONG African Parks.

African Parks è una ONG sudafricana che si occupa della conservazione di spazi naturali. Da qualche anno, questa organizzazione si impegna a preservare e proteggere le riserve naturali e le specie di animali in una decina di paesi africani.

Il governo della Costa d’Avorio sta negoziando affinché l’ONG gli affidi più riserve naturali protette. Tra questi spazi c’è anche il parco nazionale del Comoé: uno dei più grandi spazi e savane dell’Africa occidentale. Si tratta di una riserva di una riserva della biosfera di un milione di ettari nel nord-est del paese, dal valore naturale immenso.

L’ONG ha ottenuto una “gestione delegata” del parco che durerà dieci anni. Durante questo periodo, African Parks si occuperà di preservare lo spazio naturale ivoriano e, probabilmente, si impegnerà anche nel reintrodurre certe specie di animali a rischio, in particolare il rinoceronte nero, il leone e l’elefante. Un altro obiettivo del progetto è quello di sviluppare delle infrastrutture turistiche basate su un sistema di ecoturismo.

Per quanto riguarda la reintroduzione degli elefanti nell’ambiente ivoriano, il ministro delle acque e delle foreste Alain-Richard Donwahi ha ugualmente proposto di affidare all’ONG la gestione di alcune foreste per trasformarle in santuari per elefanti. Ciò permetterebbe di ripopolare l’ambiente naturale di questo animale il cui numero è drasticamente diminuito a causa del bracconaggio. Per rendersi conto della gravità della situazione, basta pensare al fatto che la popolazione di elefanti è passata da 1200 individui nel 2001 a circa 300 nel 2020.

Le autorità locali confidano in Africain Parks visti i loro incoraggianti risultati raggiunti in altri paesi africani. Inoltre, le autorità sono rassicurate in quanto l’utilizzo dei fondi dell’ONG è sostenuto dall’Unione Europea e dalle agenzie per lo sviluppo.

Tuttavia, ci sono delle questioni che potrebbero mettere a rischio il progetto di African Parks soprattutto per quanto riguarda l’ecoturismo. Prima di tutto, il potenziale turistico di queste zone è enormemente compromesso dai rischi in termini di sicurezza a causa dei gruppi terroristici saheliani. Questi gruppi quasi-militari sono fortemente armati e recentemente, entro giugno 2020 e giugno 2021, hanno fatto una serie di attacchi terroristici in Costa d’Avorio.

Un altro ostacolo al progetto ecoturistico è la questione delle comunità locali che si lamentano di essere private delle loro terre e dei loro lavori. I pescatori, transumanti e minatori che si trovano e lavorano nel parco del Comoé sono preoccupati per il loro destino quando African Parks si occuperà del territorio. Il dibattito riguarda soprattutto i minatori perché lavorano senza permessi e distruggono il suolo e le foreste del parco. Da un lato, il governo della Costa d’Avorio vuole impegnarsi nel proteggere l’ambiente locale, ma dall’altra vuole anche evitare tensioni sociali legate alla disoccupazione in una regione che è già molto povera.

Infine, nonostante certi ostacoli, la collaborazione tra il governo ivoriano e l’ONG African Parks sembra promettente. Ciò che è certo è che questa iniziativa dimostra che la Costa d’Avorio si è finalmente e seriamente impegnata nella causa della salvaguardia dell’ambiente nazionale.


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